Genealogia
Família procedente do porto de Gênova no final do séc. XIX, estabelecida
no município de Belo Horizonte, MG.
Há outra família com esse sobrenome estabelecida, em fins do séc. XIX,
no estado de São Paulo, à qual pertence o industrial José de Castro Dolabella
[16.02.1894, SP -].
Sobrenome de uma família estabelecida na cidade do Rio de Janeiro.
Interessante
Dolabella
- Raro, sembrerebbe specifico di Napoli e Caserta, Dolabelli è
praticamente unico, dovrebbero derivare dal cognomen latino Dolabella,
ricordiamo con questo nome il patrizio romano Publio Cornelio Dolabella,
genero di Cicerone, del quale esistono varie epistole a lui dirette, ed amico e
alleato di Giulio Cesare, riportiamo un brano dalla prima Filippica di
Cicerone: ".. Liberatus periculo
caedis paucis post diebus senatus; uncus impactus est fugitivo illi, qui in
Mari nomen invaserat. Atque haec omnia communiter cum collega; alia porro
propria Dolabellae, quae, nisi collega afuisset, credo iis futura fuisse
communia. Nam cum serperet in urbe infinitum malum idque manaret in dies latius
idemque bustum in foro facerent, qui illam insepultam sepulturam effecerat, et
cotidie magis magisque perditi homines cum sui similibus servis tectis ac
templis urbis minitarentur, talis animadversio fuit Dolabellae cum in audacis
sceleratosque servos, tum in impuros et nefarios liberos, talisque eversio
illius exsecratae columnae, ut mihi mirum videatur tum valde reliquum tempus ab
illo uno die dissensisse. ..".
Ettore Rossoni
Aunque parezca extraño,
hasta el siglo VIII d.c no se adopto en Europa el llamado “Anno Domini”, es
decir, la designación para llamar los años en relación al año de nacimiento de
Jesús de Nazaret, el invento en cuestión fue ideado por Dionisio el Exiguo en
el 525 de nuestra era para aclarar el lío que tenían en la época para
determinar cuando tenían que celebrar la pascua cristiana.
Y que utilizaban antes?
Pues tenían el “Ab urbe condita”, que vendría a significar “desde la fundación
de la ciudad”, y de que ciudad hablan? tic tac tic tac… si pensaste en Albacete
te equivocaste, era Roma! Y según parece se situaba en el 753adC (es decir, el
año 1 cristiano, seria el 754 Ab urbe condita). Aunque en Roma se utilizaba ese
sistema para datar las fechas históricas, a los simpáticos romanos les gustaba
mas guiarse por el cónsul que estuviese en el poder ese año.
Los cónsules en Roma
eran los magistrados supremos de la República Romana y era un cargo anual
. Un cónsul que me gustaría
destacar es Publius
Cornelius Dolabella, ya que hizo uno
bonito arco.
Ab urbe condita
Publicado el dia 10 por ferran
Publius Cornelius Dolabella was a Roman Republic consul in 283 BC. He is best noted
for having defeated the Boii tribe at the Battle of Lake Vadimo. According to
Appian, he is also credited with defeating the Senones under Britomaris in the
same year, presumably before Vadimo.
Also
according to Appian, Dolabella was
killed in 282 BC when the Tarentines attacked and sank a small fleet of
triremes under the command of Admiral Lucius Valerius. He either drowned, or
was taken prisoner and executed in the city.
Gnaeus Cornelius Dolabella was a consul of the Roman Republic in 81 BC, with Marcus
Tullius Decula, during the dictatorship of Sulla; but the consuls of that year
were only nominal, as Sulla had all the power in his hands. (Cic. de Leg. Ayr.
ii. 14 ; Gellius, xv. 28 ; Appian, B. C. i. 100.)
Wikipedia
La dolabella, conosciuta anche con il nome di dolabra (di cui dolabella è il diminutivo), era un'arma
bianca con manico, usata dai Romani per uso militare, ma più spesso per
eseguire i sacrifici.
Era da una parte tagliente
e dall'altra parte a punta ricurva, insomma un incrocio tra un'ascia ed un
piccone.
Altre fonti sostengono che
non si trattasse di un'arma bensì di uno strumento poco conosciuto che veniva
utilizzato per la costruzione degli Accampamenti. Avendo bisogno sia di ascia
che di piccone per la costruzione della Castra e avendo poco spazio a
disposizione, ecco che l'ingegno latino suggerì la manifattura di questo
strumento che ricorda molto da vicino le moderne pale piegabili in dotazione
agli eserciti odierni.
http://wapedia.mobi/it/Dolabella
68. M. Antonio P. Dolabella coss. - 44 a.C. - C. Ottavio
per il testamento del padre Cesare si inserì a Brindisi nella gens Iulia.
Mentre, verso le nove, entrava a Roma circondato da una grande moltitudine di
persone, il sole chiuso da un piccolo cerchio di cielo puro e sereno, lo
circondò con un arco come è solito stendersi l'arcobaleno tra le nuvole.
Durante i giochi di Venere Genitrice, che Ottavio organizzò per il collegio,
una stella cometa, sorta all'ora undicesima, verso nord, attirò gli occhi di
tutti. Poiché questa stella era apparsa ai giochi di Venere, decise di
consacrarla come segno della divinizzazione di Giulio Cesare. Lo stesso Cesare
(scil. Ottaviano) ebbe una grande fermezza nel sopportare le numerose offese
provocate dalla grande malizia del console Antonio. Ci furono frequenti
terremoti. I cantieri navali e altri luoghi furono colpiti dai fulmini. Per la
violenza di un turbine una statua, che Marco Tullio Cicerone aveva posto
davanti alla cella di Minerva il giorno prima che il plebiscito lo mandasse in
esilio, giacque a terra con gli arti sparsi, con le spalle, le braccia e le
gambe rotte: mostrò allo stesso Cicerone un presagio funesto. Delle tavole di
bronzo furono sradicate a causa del turbine dal tempio della Fede. I battenti
del tempio della Salute furono spezzati, furono sradicati diversi alberi dalle
radici e numerosi tetti scoperchiati. Una fiaccola fu vista passare nel cielo
ad ovest. Una grande stella brillò per sette giorni. Tre soli splendettero e,
attorno al sole più basso, divampò nel cerchio una corona come di spighe;
quando il sole tornò in un solo cerchio, la sua luce si indebolì per molti
mesi. Nel tempio di Castore
alcune lettere dei nomi dei consoli Antonio e Dolabella furono distrutte: da ciò si capì che entrambi sarebbero
stati espulsi dalla patria. Nella notte, davanti alla casa del Pontefice
Massimo, si sentirono ululati di cani; il più grande di questi, dilaniato dagli
altri, profetizzò una turpe infamia a Lepido. Un branco di pesci ad Ostia fu
lasciato in secco dal riflusso della marea. Il Po uscì dagli argini e,
ritornando nel suo letto, lasciò un'ingente quantità di vipere. Iniziò la
guerra civile tra Cesare e Antonio.
2009 www.liceotorelli.it
Verre si
schierò con Silla che lo mandò a Benevento. Silla ricompensò Verre donandogli i
beni sequestrati ai proscritti, ossia ai suoi avversari politici.
Nell'80 Verre venne
nominato legatus dal governatore della Cilicia, Gneo Cornelio Dolabella. Quando il questore Gaio
Malleolo venne ucciso, Dolabella lo
sostituì con Verre che divenne pro-questore. Dolabella nominò Verre tutore del figlio di Malleolo. Al ritorno a
Roma, restò poco da consegnare ai parenti dell'ucciso. Il patrimonio di
Malleolo era praticamente scomparso.
Nel 78 Dolabella venne processato per il suo governo in Cilicia.
Accusatore fu Marco Emilio Scauro. Verre si presentò come teste d'accusa. Dolabella fu condannato. Verre, che era
stato il braccio destro di Dolabella,
venne assolto. Tuttavia preferì scomparire da Roma per qualche tempo. Nel 75
Verre si presentò alle elezioni per praetor urbanus. Venne eletto, forse con
qualche broglio elettorale. Nel 74 esercitò la pretura. Pare che le sentenze
venissero trattate come al mercato. Nel 73 gli venne assegnato mediante
sorteggio il governatorato della Sicilia. (...)
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Sede Nazionale
Via Conte Ruggero, 22 - Catania
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